Lunedì 2 marzo il Commissario Zappalorto presenterà alla Città lo stato delle finanze comunali. Si tratta di una condizione di particolare gravità. Anche senza la sanzione supplementare per aver sforato il Patto di Stabilità (il cosiddetto SalvaVenezia), restano sulle spalle dei cittadini veneziani almeno 52 milioni di euro che mancano all’appello. Un disavanzo che sembra destinato a tradursi in tagli ai servizi pubblici essenziali o in maggiore tassazione. La proposta salomonica di Zappalorto è di chiedere che questo disavanzo sia spalmato su più anni per rendere meno gravoso il peso sul bilancio 2015.
Al di là della fattibilità di questa proposta, quello che vale la pena sapere è come questo “buco” sia stato generato. La risposta è molto semplice: solo nel 2014 avremmo potuto risparmiare 17 milioni di euro destinati alla costruzione di una strada che i cittadini di Mestre ritengono inutile anzi dannosa – la Vallenari-bis; avremmo potuto risparmiare 22 milioni di euro destinati alla costruzione da parte di un dubbioso fondo immobiliare di un Mercato Ortofrutticolo (MOF) che in realtà beneficia solo pochi operatori commerciali (e questo dopo che in passato si sono spesi danari pubblici per lo stesso progetto al Tronchetto e in Via Torino); e potremmo ancora risparmiare 20 milioni per un Palazzetto del Cinema al Lido che non è richiesto da nessuno ma che deriva dai disastri ambientali e contrattuali originati dal cosiddetto Palabuco (40 milioni di euro già buttati letteralmente a mare).
Insomma solo così stiamo parlando di 59 milioni. Di cui almeno i 20 milioni per il Palazzetto al Lido potrebbero essere ancora recuperati.
In più ogni anno il Comune paga 6 milioni di euro per la scellerata decisione dell’Amministrazione Costa di sottoscrivere nel 2002 un pacchetto di derivati finanziari.
Risultato aritmetico:
1) gestione Paolo Costa (6 milioni per 12 anni): totale 72 milioni regalati a intermediari finanziari;
2) gestione Massimo Cacciari (40 milioni per il Palabuco + almeno altri 20 milioni per operazioni fallimentari con fondi immobiliari): totale 60 milioni regalati a speculatori e imprese della cosca Consorzio Venezia Nuova;
3) gestione Orsoni+Zappalorto: totale 59 milioni per opere inutili e a beneficio dei soliti noti.
Due conclusioni:
1) nonostante i responsabili si straccino le vesti per la sorte avversa, oggi il Comune potrebbe avere a disposizione almeno 190 milioni che si sono invece volatilizzati a causa del malgoverno;
2) eppure questi signori sono ancora all’opera, chi direttamente (Paolo Costa decide ancora delle sorti di Venezia attraverso il Porto) e chi indirettamente (Massimo Cacciari è il grande elettore di uno dei candidati alle primarie del centrosinistra).
Domanda retorica: possiamo ancora affidare il nostro futuro a queste persone? Possiamo lasciare che questo modo di intendere la cosa pubblica continui indisturbato a pregiudicare il futuro di Venezia?
Agli elettori la sentenza!