di PAOLA SOMMA 09 Marzo 2015
Tre articoli sui giornali di questi giorni suscitano una sola domanda: di chi è Piazza San Marco? E una sola risposta: la piazza, come la città, come l’intero pianeta sono di quelli che se ne appropriano.
1. Le Procuratie Vecchie torneranno a vivere
(LaNuova Venezia, 6 marzo 2015)
Il commissario straordinario Zappalorto ha firmato l’accordo con le Assicurazioni Generali relativo alle destinazioni d’uso consentite nel complesso delle Procuratie Vecchie, una vicenda che si trascinava da molti anni (vedi Piazza Pulita su eddyburg). La parte già adibita a uffici e attività commerciali non subirà modifiche, mentre nella parte del complesso attualmente libera, le Generali potranno destinare “il 70% degli spazi per scopi di interesse generale a carattere culturale, scientifico, di alta formazione, di tutela della salute e dell’ambiente, di sostegno sociale o per la promozione dell’immagine della Città di Venezia. Il restante 30% potrà essere destinato ad uso privato come uffici o attività compatibili con la vocazione storico-artistica dell’edificio e con la sua ubicazione nell’area marciana”.
Come corrispettivo a queste alquanto vaghe prescrizioni, al comune verranno lasciati 640 metri quadri in comodato gratuito per vent’anni e sarà versata una tantum la cifra di 3 milioni di euro. Si tratta di un accordo più svantaggioso per il comune perfino rispetto a quello previsto dal precedente sindaco Orsoni, che chiedeva 3000 metri quadri per trent’anni, ma il commissario è entusiasta perché “il leone delle Generali torna a San Marco con un progetto di rilancio della presenza a Venezia in un contesto architettonico… dove tornerà a pulsare l’eccellenza di un grande gruppo che arricchirà ulteriormente il prestigio e il valore di tutta l’area marciana”. Il commissario si dimentica di dire che tale valore verrà incamerato dalle Generali, che hanno accortamente aspettato che la città fosse sguarnita di un’amministrazione regolarmente eletta prima di sottoscrivere l’accordo.
Nel marzo 2014, le Generali avevano occupato la piazza con una installazione, un grande paio di occhiali che “sono la metafora dell’invito a guardare il presente e il futuro con ottimismo, perché vedere la vita con positività è il primo passo per migliorarla”. Un anno dopo, possono rallegrarsi di aver visto bene.
2. Mongolfiera Vuitton a San Marco senza permessi: tre indagati
(Corriere del Veneto, 14 febbraio 2015)
L’articolo si riferisce a un episodio del giugno 2013. quando una mongolfiera è atterrata in piazza per girare uno spot pubblicitario della ditta Vuitton. Ora è emerso che nessuno aveva i permessi necessari (sopra Venezia non si può volare, se non con specifiche autorizzazioni). Il magistrato ha emesso tre decreti penali per un importo di 500 euro ciascuno (meno del prezzo di una borsa Vuitton!). Secondo il giornalista del Corriere, sul piano giudiziario è “una vicenda di non grande conto.
Ora spetterà ai tre indagati decidere se fare ricorso o pagare la piccola multa”… ma è più seria sul piano mediatico, perché vede “uno dei marchi di punta della moda mondiale, tirato in ballo per un banale permesso mancante all’atterraggio in uno dei salotti più belli del mondo”.
3. Piazza San Marco a pagamento e con prenotazione
(La Nuova Venezia, 2 marzo 2015)
È l’idea lanciata da un “consulente turistico” partendo dall’assunto che “il numero chiuso a Venezia non è praticabile, oltre che per ovvie difficoltà, per la libera circolazione dei cittadini prevista dalla normativa internazionale, ma sarebbe invece possibile attuarlo, in determinate circostanze in Piazza San Marco, considerandola per quello che ormai è: un’area museale e monumentale”.
La proposta è stata recepita con interesse dai candidati sindaci che, senza soffermarsi sui dettagli tecnico-giuridici – ci saranno recinzioni, tornelli, vigilantes? – probabilmente pensano che se la piazza è “ormai è un’area museale”, una volta eletti, la potranno privatizzare, portando a compimento il processo di cessione delle cosiddette risorse culturali che negli ultimi mesi, durante la gestione commissariale, ha avuto una straordinaria accelerazione, inclusa la stipula di una convenzione tra i musei civici di Venezia e la Fondazione del Sole 24 Ore. La fondazione, pagando 80 mila euro per 4 anni (circa 600 euro al giorno), gestirà le mostre d’arte, tenendosi tutti gli incassi, e potrà anche organizzare travelling exhibitions, cioè portare in giro i quadri dei musei veneziani. Al comune, cioè ai cittadini contribuenti, restano le spese di guardiania e manutenzione delle sedi.