Mentre sulle comunali di Venezia cala lo spettro delle infiltrazioni di ‘ndrangheta, la politica locale alza i toni dello scontro. Pochi giorni fa su Vvox era stato il candidato sindaco Luigi Brugnaro ad accusare di «fancazzismo» un pezzo dello schieramento che sostiene il candidato di centrosinistra Felice Casson. A farsi sentire ora è la lista civica “Veneziacambia”, legata all’ambientalismo più critico, che sul proprio sito rilancia la proposta cara al candidato sindaco Giampietro Pizzo, che sostiene che per cominciare a rimettere i conti della città lagunare sull’orlo del dissesto, occorra «trattenere un punto dell’Iva e regolare i flussi turistici».
Voi in sostanza criticate “da sinistra” Casson (e non siete i soli: c’è anche la Seibezzi). Che risposta avete avuto finora in città?
La nostra campagna sta andando bene. Siamo l’unica lista cittadina frutto di un movimento culturale e politico che ha lavorato in città negli ultimi anni al di fuori degli schemi della vecchia politica dei partiti. Il nostro appello del 15 maggio 2014 (prima del terremoto politico del 4 giugno) era chiarissimo: questi partiti non sono in grado di cambiare, occorre un’iniziativa libera e autonoma da parte dei cittadini. Noi siamo nati per questo.
Su quali argomenti state puntando in maniera particolare e perché?
I temi di «Venezia Cambia 2015» sono quelli più urgenti per la città, come risanare il bilancio comunale. Abbiamo su questo proposte precise per trovare risorse senza aumentare le tasse; il governo partecipato dei beni comuni, a partire dall’arsenale di Venezia e dei forti; la difesa dell’ambiente con una cambiamento radicale nella logica delle infrastrutture: no alle grandi opere inutili, sì agli interventi di cura e manutenzione del nostro territorio; rilancio e diversificazione dell’economia cittadina; un turismo al servizio della Città e non viceversa con risorse per la finanza pubblica e qualità dei servizi turistici.
Che cosa vi distingue dagli altri in questo senso?
L’autonomia di pensiero e di proposta; le competenze, riconosciute da tutti anche dagli avversari, dei nostri candidati; la partecipazione come strumento serio di impegno politico. Per chi vuole davvero voltare pagina, sa che su di noi può contare.
Voi sostenete che in cittá ci siano lobby e poteri forti che pesano indipendentemente da chi governi. Marchi, Costa, Segre, Cacciari sono tra questi? Quali altri soggetti inserireste nell’elenco e perché?
È un problema molto serio quello del governo del territorio comunale. Occorre un sindaco che prenda impegni precisi e che il giorno dopo le elezioni possa davvero decidere con la partecipazione dei cittadini. Oggi è un potere zoppo perché la farraginosità legislativa frammenta i poteri e le competenze su Venezia: il porto decide su una parte delle acque della laguna, il Magistrato alle acque su un’altra; l’aeroporto va per conto proprio, Trenitalia controlla e decide su una parte del Ponte della libertà e sulla riva antistante Santa Lucia; e così di seguito. Poi ci sono interessi economici forti, grandi e piccoli che vanno per conto proprio e che non tengono assolutamente in conto il parere e il voto dei cittadini. Tutto questo deve cambiare, se vogliamo che la democrazia locale non sia una parola vuota. Per questo noi rappresentiamo un punto di riferimento per i tanti cittadini che sono stanchi di essere presi in giro e che vogliono che il loro voto conti davvero. E siamo chiari: non possono certo farlo quelli che in questi decenni hanno mangiato nel piatto del Consorzio Venezia Nuova o vogliono scendere a patti con Marchi e Costa.
La vostra compagine corre da sola. Ma la vostra corsa non rischia di essere velleitaria o di bandiera?
Per le cose che ho detto poc’anzi noi corriamo da soli per far contare davvero i cittadini e per dare una prospettiva seria e fattibile alla democrazia cittadina a Venezia.
Come vi difendete dall’accusa di essere dei radical-chic che non hanno a cuore lavoro e sviluppo?
È un’accusa sciocca. Se essere radical chic vuol dire non restare zitti di fronte a ipocrisie e vecchie logiche spartitorie e che distruggono la città, beh allora lo siamo. Ma con noi ci sono tanti cittadini che vogliono non essere più presi in giro. Noi siamo contro tutti coloro che stanno facendo di tutto per tornare là dove sono stati giustamente cacciati il 4 giugno del 2014.
Sembrava che inizialmente vi sareste apparentati con Casson. Poi il matrimonio non s’è fatto. In questa partita che ruolo hanno avuto Bettin e Cacciari? Secondo voi anche personaggi come Bettin, quest’ultimo si dichiara alfiere dell’ambientalismo e dei beni comuni, hanno rendite di posizione da difendere, magari in seno alle partecipate? Se sì quali?
Non c’è dubbio: Bettin & company sono lì da trent’anni e hanno responsabilità pesantissime sullo stato di crisi del Comune di Venezia. Decenza chiederebbe che si facciano da parte. Invece, sono sempre lì: ieri all’ambiente e oggi alla municipalità di Marghera. È per questo che noi siamo alternativi sia all’establishment del Pd, fra l’altro, troppo spesso eterodiretto dall’eterno filosofo che un giorno sì e uno anche dice di non volersi più occupare di Venezia: lo prendiamo in parola, una volta per tutte. Ma siamo alternativi pure a tutti coloro che occupando privatamente pezzi, piccoli e grandi, dei beni comuni, Forte Marghera ne è purtroppo un esempio, continuano a mettere i loro interessi di gruppo davanti a quelli della comunità.
Brugnaro recentemente su Vvox.it ha attaccato il cosiddetto partito dei no e quello del «fancazzismo». Ma soprattutto ha detto che se vince commissaria il Comune e le partecipate. Voi che dite al riguardo? Che ne pensa di Brugnaro?
Brugnaro è un Berlusconi in sedicesima vent’anni dopo. Essere un imprenditore di successo non è garanzia di essere un buon politico e amministratore. I suoi conflitti di interesse sono evidenti: dai Pili alla Scuola della Misericordia, all’isola di Poveglia. Finora non ho sentito da parte sua alcuna proposta seria e concreta per il governo della città. La stessa uscita sulla richiesta di commissariare il bilancio comunale mi sembra proprio bislacca. Che cosa vuol dire: che vuole diventare sindaco perché poi sulle risorse e sugli investimenti del comune decida un funzionario mandato da Roma? Ma perché si candida allora? Noi sappiamo che cosa voglia dire governare una città complessa e importante come Venezia. Lo sappiamo perché siamo cittadini impegnati e competenti: in questi anni lo abbiamo dimostrato con le proposte sul bilancio, sui beni comuni e su tante questioni ambientali. Di fronte a una politica mediocre attaccata alla poltrona, o a chi si improvvisa amministratore senza averne i titoli, la migliore soluzione è una partecipazione organizzata dei cittadini e degli abitanti di Venezia, Mestre, Marghera e di tutto il territorio comunale.