(di Marco Zanetti)
Una capatina al Fontego dei Tedeschi assicura almeno un paio di autentiche emozioni.
La prima è il panorama dalla terrazza, ma quello non è un merito dei progettisti, è semplicemente Venezia.
La seconda è invece veramente merito dei progettisti. Anche i non postelegrafonici possono ora ammirare (e anche toccare con mano) le incredibili travature di copertura in cemento armato, a traliccio, come fossero di legno. Veramente stupenda l’ideazione e la cura di esecuzione. Commovente pensare che siano state ideate così leggere ed aeree per la sala degli apparati telegrafici di fine anni ’30 e non per il “tempio del lusso” di oggi!
Oltre alle emozioni, tuttavia, anche almeno un paio di sensazioni di spaesamento. L’ingresso principale dalla calle è diventato l’ingresso riservato al personale, perché mai? E non si capisce neppure perché la lapide commemorativa dei postelegrafonici veneziani “caduti per la Patria” sia stata collocata nel negozio di alimentari (o viceversa?).
La fotografia è tratta dalla pubblicazione illustrativa dei lavori di restauro del secolo scorso, edita nel 1941 con il titolo: “il fontego nostro dei tedeschi”. Già il titolo condensava lo spirito di quell’intervento pubblico. Oggi si è tutto ridotto a due consonanti: FT.