Referendum: con il Si o con il NO restano irrisolti i veri problemi.

di Stefano Boato

Bisogna prendere atto del fallimento dei propositi di trent’anni:

  • riequilibrio della laguna (leggi speciali dal 1973),
  • blocco dell’esodo dalla città storica con restauro e riuso degli edifici inutilizzati
  • contenimento della monocultura turistica e riduzione del “mordi e fuggi”,
  • riqualificazione di Mestre e dei servizi urbani,
  • bonifica e conversione produttiva di Porto-Marghera,
  • decentramento e partecipazione delle decisioni.

L’unica decisione efficace con il blocco di tutti i cambi d’uso delle abitazioni tranne i piani terra (norma messa da me nel ’90 nel piano urbanistico della città storica, dedicando agli altri usi gli immobili comunque disponibili) è durata solo dieci anni; fino a quando nel 2000 l’entrata in vigore delle modifiche alle norme ha dato il primo via libera alla aggressiva “trasformazione turistica “ del patrimonio di alloggi per i veneziani .

In seguito le leggi regionali e nazionali hanno aggravato i processi in corso.

Avevamo molte proposte per la gestione dell’intera area veneziana con le quali si era motivato il no alla separazione tra la città d’acqua e la città di terraferma, proposte in parte avviate.

  • Con la elaborazione di una Nuova Legge Speciale (con M.R. Vittadini e A.Danella) per gestire la laguna , fermare l’esodo , riqualificare Mestre, risanare e cambiare Marghera. Proposta presentata in parlamento da F.Casson e altri, che per anni non ha fatto un passo verso l’aula per l’approvazione.
  • Con l’elaborazione della proposta di legge per una Città Metropolitana di 23 comuni (compreso Mogliano) che ottenne Il voto favorevole di tutti i comuni e della provincia di Venezia; istituzione con grandi poteri sovraordinati rispetto ai singoli comuni. Ma la Città Metropolitana con la Legge Delrio e la gestione Brugnaro ha oggi ancor meno coraggio politico, meno poteri, meno iniziativa e meno risorse della precedente provincia; e non si vede alcuna prospettiva di miglioramento.
  • Con l’approvazione del regolamento per la navigazione che imponeva il GPS per il controllo della velocità di tutti i mezzi acquei contro il moto ondoso.

Le proposte sono state fatte cadere ma i problemi ci sono ancora tutti e aggravati con una amministrazione unica governata per lo più prima da nativi della città d’acqua e ora da nativi della terraferma. Per questi motivi a me sembra che manchino la volontà politica e i poteri istituzionali per incidere sui processi in atto guidati esclusivamente dalla rendita e da un mercato sempre più stravolgenti.

Bisogna quindi chiedere sia a chi propone la separazione (voto SI) sia a chi ripropone l’unione (voto NO) tra la città d’acqua e la città di terra come pensa di poter costruire le condizioni politiche, economiche , giuridiche e istituzionali per poter prima fermare e poi invertire i processi in corso ormai da anni, processi che stanno portando, senza esagerazione alcuna, alla morte di Venezia e della Laguna e alla progressiva deriva turistica anche dell’economia della terraferma causate da :

  • Esodo della popolazione da Venezia, dall’estuario (e anche dalla terraferma ) a seguito di un mercato che esclude i residenti e incentiva sempre più l’uso turistico delle abitazioni e dei palazzi.
  • Mancato riequilibrio della laguna con l’approdo in terminal a mare delle navi incompatibili e mancata riduzione dei fondali alle bocche di porto e nel primo tratto del Canale dei Petroli); richiesta del porto per l’accessibilità di navi crocieristiche e porta container sempre più grandi e scavo dei canali portuali.
  • Amplissima trasformazione d’uso delle abitazioni nella città d’acqua e in terraferma e costruzione di nuovi immobili a uso turistico.
  • Costruzione di sempre nuovi centri commerciali e chiusura dei servizi commerciali alla residenza a Venezia e a Mestre.
  • Progressiva chiusura delle attività di artigianato pregiato e mancato decollo delle aree produttive di terraferma.
  • Uscita dei centri terziari privati e anche pubblici dalla città storica.

L’occasione del referendum potrebbe così trasformarsi in un dibattito costruttivo, per trovare strategie condivise e credibili per far fronte ai problemi aperti e modi più seri di far politica.

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