Tutti abbiamo salutato con gioia il funzionamento sperimentale del Mose:
per la prima volta tutta la città, anche le zone più basse, sono state protette dall’allagamento.
Il progetto è ormai quasi completato e sono già conosciuti e all’attenzione gli specifici problemi che andranno ancora affrontati: criticità di materiali, impianti da completare, difficoltà di funzionamento, sistema di controllo complessivo delle quattro barriere, verifica in situazioni emergenziali estreme per altezza di marea, velocità e altezza di onde, forza dei venti; costi e gestione delle manutenzioni, ecc.
Ma vi sono altre decisioni urgenti da prendere.
- Attuare prima possibile il progetto di difesa dagli allagamenti fino a +110 cm slmm dell’intera insula di S.Marco, progetto da avviare sperimentalmente anche se non completo, appena realizzate le prime opere essenziali per il blocco di risalita delle maree.
- Correggere la decisione di rialzo sperimentale del Mose solo a quota + 130 cm portandola alla quota + 110 prevista dal progetto approvato, per proteggere prima possibile le zone più basse.
- Riavviare i rialzi delle pavimentazioni pubbliche compatibili con il contesto (interrotti da anni) e progettare le difese a insula delle altre zone più basse della città.
Queste misure, e altre alle bocche di porto per ridurre la portata delle maree, possono tutelare la città dagli allagamenti per poche decine di anni, ma per le prospettive a lungo termine collegate all’aumento del livelli del mare occorre avviare sin d’ora le esperienze sperimentali di innalzamento della città con inserimento di fluidi in strati geologici profondi per verificare la fattibilità e la non pericolosità degli interventi proposti da studi geologici interrotti da anni.
Però la decisione più importante che i ministeri dei trasporti e dell’ambiente devono prendere è di avviare da subito i progetti di terminal a mare per far uscire dalla laguna le grandi petroliere e le grandi navi porta container e crocieristiche separando l’attività portuale dalle chiusure del Mose e dalla necessità di scavare a quote profonde i canali portuali.
Per le petroliere, come da anni e più volte suggerito dal Ministero dell’Ambiente e dal Comune di Venezia, basta installare a mare una boa galleggiante, che si può anche affittare, collegata con una pipeline all’entroterra.
Per le porta container già Paolo Costa, nell’assemblea pubblica di presentazione a Marghera del progetto per una piattaforma a mare, si era dichiarato disponibile a verificare la possibilità di ridurre quel mastodontico e costoso progetto, realizzando un terminal con un primo modulo per i cargo per sperimentarne la domanda e la funzionalità portuale. La verifica proposta va attuata al più presto.
Per le grandi navi crocieristiche, comunque da ridurre di dimensione e di numero di approcci giornalieri, è già stato progettato un avamporto modulare galleggiante costruibile in un anno, ma altre strutture e altre localizzazioni di terminal si possono comparare.
I ministeri , le istituzioni regionali e locali e le forze economiche lungimiranti si impegnino a proposte e decisioni responsabili, per garantire in tempo prospettive economiche e sociali alla comunità.
Stefano Boato
docente di pianificazione territoriale
già membro della Comm. Salvaguardia e dell’Autorità di Bacino
Venezia 5.10. 2020