«Dopo le elezioni, quando i dati definitivi sono reali e non immaginari come quelli dei sondaggi, i commenti sul voto dei vincitori e dei perdenti solitamente sono delle chiacchierate anodine lontano dalla realtà, fastidiose e insopportabili per la metà dell’elettorato non votante, a stento sopportate con calante indulgenza da chi ancora vota per inerzia.
Anche molti commenti delle varie testate giornalistiche e dei cosiddetti politologi da talk show non si differenziano dai rituali post-elettorali di un sistema mediatico in gran parte snobbato dalla maggioranza degli italiani purtroppo rassegnati ad un sistema politico che, non rappresentando le loro istanze, li ha precipitati, come direbbe Antonio Gramsci, in un “morfeismo di massa” o in un crescente rancore che sfogano votando la destra italiana ed europea.
Nelle recenti elezioni europee tutte le liste erano affollate di sconosciuti e sconosciute e pochissimi hanno speso una parola sull’Europa, mentre il sistema mediatico ha costruito una polarizzazione politica tra Meloni-Schlein (le due leader si sono prestate al gioco) che nel Paese reale non esiste.
Alle amministrative di Rovigo c’è stato il ballottaggio tra Edoardo Gaffeo (civico-progressisti+M%S: primo turno 28,9%) e Valeria Cittadin (FdI e destre: primo turno 49,96%). Siccome i miracoli non avvengono mai, la rimonta di Gaffeo era del tutto illusoria. L’ex-sindaco, grazie al PD non ha potuto concludere il suo mandato nel complesso innovativo e per questo perturbante la tradizionale e rovinosa politica-politicante dei decrepiti notabili del PD rodigino ridottosi alla fine a un misero 6%: qui i “cacicchi” sono dei nani rispetto ai vari Bonaccini che alle europee hanno rimpinzato di voti le liste pidine.
L’insensata caduta di Gaffeo operata dal PD (nessuno si è opposto; l’unico a “osare” è stato Diego Crivellari, reso docile con la nomina di capolista del PD dopo una lunga serie di aspri scontri con i reggitori locali del partito: il segretario regionale del Pd Martella venne a Rovigo per placare il conflitto lasciando poi decidere il da farsi ai notabili) ha favorito la destra riproducendo a Rovigo ciò che è avvenuto ad Adria un anno fa quando il Pd della cittadina bassopolesana favorì la destra attaccando violentemente la giunta civica, progressista e di sinistra guidata da Omar Barbierato. Era l’obiettivo della destra conquistare (magari per procura, dato che la sua opposizione non si è mai espressa in forme estremiste avendo lasciato al Pd il ruolo di guastatore della giunta Gaffeo) il capoluogo e Adria secondo comune della provincia. Così Valeria Cittadin, ex segretaria provinciale della Cisl e candidata di FdI nonché devota di S. Antonio, è diventata sindaca (fedelissima di Giorgia Meloni, vuole essere chiamata sindaco) di Rovigo con il 58,41% mentre Edoardo Gaffeo si è fermato al 41, 59%.
Ormai quasi tutti i comuni polesani, e la Provincia, sono amministrati dalla destra. “Ben scavato vecchia talpa” disse Karl Marx. Solo che ora a “scavare” (senza fatica, essendo il Pd a fare la guerra per procura a Gaffeo) è stata la destra. Questa è la fine che ha fatto il Polesine “culla del socialismo”?
In questo momento così difficile spetta alle forze progressiste, di sinistra, pacifiste, ambientaliste rimaste in campo come ad Adria e a Rovigo (anche in comuni molto piccoli come Pettorazza e Gavello con le liste civico-progressiste allestite da Matteo Cesaretto e da Wilma Moda), e a quei gruppi locali ecopacifisti presenti in tutti i 50 comuni della provincia di Rovigo, costruire a livello provinciale, assieme a cittadini attivi, una rete solidale, un progetto radicale condiviso, una nuova classe dirigente radicata nei territori e un’opposizione democratica coerente che affronti alla radice i problemi di una provincia in fase di spopolamento; una provincia che anni fa Aldo Bonomi definì “zona triste”».
Danilo Stoppa, Adria, 24 giugno 2024