Pochi anni fa mi sono interessato alla cosiddetta “ferrea legge dell’oligarchia”: ne avevo letto qualche citazione e la trovavo illuminante per alcuni aspetti dell’attuale politica sebbene fosse stata descritta ad inizio ‘900 in un ponderoso saggio, in tedesco, intitolato “Zur Soziologie des Parteiwesens in der modernen Demokratie, Untersuchungen über die oligarchischen Tendenzen des Gruppenlebens” stampato a Lipsia nel 1911.
L’autore, Robert Michels, vi sosteneva che se è ben vero che la democrazia richiede partiti, questi non possono che tradursi in organizzazione e questa, per forza di cose, produce oligarchie che tendono inevitabilmente a comprimere gli spazi reali della democrazia. Diagnosticava cioè una sorta di cortocircuito che in realtà affligge i partiti per quanto in sé dotati di buone e democratiche intenzioni.
Non avevo poi approfondito la lettura del testo originale perché le traduzioni in italiano sono reperibili solo in poche decine di biblioteche pubbliche: sia la prima edita da UTET nel 1912 che la seconda edita da Il Mulino nel 1966. Poi, di recente, mi sono accorto che finalmente era disponibile una nuova edizione italiana (OAKS Editrice, 2022) e ne ho ordinato una copia.
Confesso che ho poi parcheggiato il libro, sia perché condizionato da altre letture in corso, sia perché il tomo consta di oltre 500 pagine e richiede una certa applicazione. Non ho nemmeno fatto caso all’introduzione al testo, che mi pareva comunque scritta bene, con le opportune citazioni di studiosi del calibro di Bobbio, Pasquino e altri, sia perché a leggerla come uso fare di primo acchito, di striscio e a salti, mi sembrava che concordasse proprio – con me – sulle questioni che avevo trovato rilevanti ed attuali dell’analisi sociologica michelsiana del 1911. Confesso che non avevo fatto caso al nome del presentatore che mi sembrava non noto al mio angusto panorama degli analisti di sociologia e politica. Solo oggi, un po’ per caso, mi ha colpito quella che mi appariva subito come una curiosa omonimia.
Internet, tuttavia consente facili e veloci riscontri e così ho dovuto ammettere che l’autore della presentazione, e verosimilmente anche ideatore dell’edizione di questo testo a me si caro, non era un giovane ricercatore di scienze politiche casualmente di nome “Gennaro Sangiuliano” (il primo pensiero veloce che ti passa per la mente è spesso una deduzione sbagliata!). Si trattava invece – si tratta – proprio del nostro ministro della cultura! Mi ha poi incuriosito questo suo interesse, oltre a quello dedicato alle figure di Hillary Clinton, Trump, Putin, Xi Jinping, Regan e Prezzolini di cui nell’ultimo decennio ha scritto le biografie.
Nell’interrogare a questo proposito la rete mi è venuto in mano un suo decreto, come ministro, del 7 marzo 2024 con il quale egli ha del tutto coerentemente istituito una Commissione scientifica preposta a curare l’Edizione Nazionale delle opere di Roberto Michels. Fa benissimo il Ministro a valorizzare Michels e con Michels sé stesso.
Io, intanto, da appassionato bibliofilo quale sono, conserverò con cura l’edizione 2022 di Michels, prefata Sangiuliano, come prolegomeno all’edizione nazionale delle opere del politologo tedesco.
Ora però attendiamo, per ovvie ragioni, anche l’Edizione Nazionale delle Opere di Galileo Galilei di cui il ministro appare appassionato lettore.
Marco Zanetti