4. qualità della vita

ripopolare Venezia [residenza]

laicità necessaria

scuola, università, cultura

cultura

sport in salute

comunità sostenibile [sociale]

 

Le schede di programma sono da considerare come BOZZE

Partecipa – contatti

Gruppi di Lavoro venezia camb!a 2015:

veneziacambia2015@gmail.com

 

 


ripopolare Venezia [residenza]

la questione

Nel comune di Venezia la domanda sociale abitativa si è ampliata e diversificata: non solo famiglie a basso reddito, ma anche a reddito medio escluse dal mercato della compravendita o dell’affitto; famiglie che rischiano di perdere la casa per sfratto o perché non riescono più a sostenere l’affitto o il mutuo; giovani ai quali la precarietà del lavoro e del reddito impedisce di uscire da casa dei genitori.

I più recenti interventi residenziali privati, con massiccio consumo di suolo, hanno dato luogo a quote rilevanti di invenduto e di sfitto, pur a fronte di una domanda abitativa in crescita.

Inoltre, nella Città Storica il proliferare di seconde case e di strutture turistiche (alberghi, B&B, foresterie, affittacamere, unità abitative ammobiliate, ecc.) ha eroso il patrimonio abitativo residenziale, generando profonde modificazioni nella composizione sociale della popolazione residente, nella quale è ridotta la fascia giovanile.

le proposte

Va evitata nuova edificazione; occorre piuttosto incentivare il recupero di aree urbane e di complessi immobiliari. In particolare va data priorità, alla riqualificazione urbana e all’incremento del patrimonio in affitto a canone calmierato o sociale,alla dotazione di spazi per servizi e verde pubblico, all’efficienza energetica degli edifici.

Va garantita la gestione trasparente ed efficiente del patrimonio pubblico: il patrimonio del Comune e dell’Ater ammonta ad oltre 10.000 abitazioni: da gestire garantendone le finalità sociali (destinatari, uso dell’abitazione, canoni) e lo stato di conservazione, dando priorità al riutilizzo delle unità residenziali dismesse.

Per la Città Storica serve un governo effettivamente pubblico delle trasformazioni urbane per la stabilizzazione e l’ampliamento del patrimonio residenziale, utilizzato stabilmente da chi ci vive, lavora e studia, e dei relativi ordinari servizi pubblici e privati.

azioni

  • per l’edilizia residenziale pubblica: anagrafe del patrimonio e dell’utenza (stato di conservazione delle abitazioni, utilizzi e redditi degli assegnatari) anche per consentire una manutenzione programmata in grado per evitare degrado e ridurre i costi di recupero.
  • recupero del patrimonio pubblico dismesso o sottoutilizzato da riassegnare (il non occupato di Comune e Ater è di circa 700 alloggi), anche incentivando l’autorecupero da parte di inquilini o futuri assegnatari (con minori costi e tempi più brevi).
  • programmi di recupero pubblico-privati (con investitori, fondazioni bancarie, imprese, terzo settore) che garantiscano la rimuneratività dell’investimento all’interno di finalità urbanistiche e sociali sostenibili, definite utilizzando gli strumenti di partecipazione attiva dei cittadini.
  • sostegni economici alle famiglie per la casa (contributi all’affitto, per morosità incolpevole, fondo di garanzia per l’affitto, ecc.).
  • sostegni alle attività economiche di quartiere: utilizzo di detrazioni fiscali (es. IRAP) per favorire le attività economiche non turistiche: negozi di vicinato, laboratori, attività artigianali, di ricerca e culturali,.
  • nuove risorseper le politiche abitative: finanziamenti di Cassa Depositi e Presiti ed Unione Europea (Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane 2014-20 per la prevenzione delle emergenze abitative ed il sostegno ai costi dell’abitare).
  • iniziativa politica a livello regionale e metropolitano, per istituire una agenzia unica per la casa che assorba le competenze dell’Ater e parte di quelle regionali.
  • iniziativa politica a livello regionale per normare a tutela della residenzialità nei centri storici (limitazioni ai cambi di destinazione d’uso e alle attività ricettive extralberghiere).
  • incentivi al recupero del patrimonio residenziale privato degradato (facilitazione delle procedure, agevolazioni sui mutui per chi garantisce l’utilizzo diretto o l’affitto stabile a canone concordato col Comune).

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laicità necessaria

la questione

Sono evidenti i danni generati da un rapporto non separato tra politica e religione. È oggettivo, a proposito della vicenda MoSE, il decadimento morale-politico-economico-sociale che si è determinato a Venezia, anche in riferimento al ruolo svolto dalla passata gestione della Curia. Se la disciplina etica di laicità non viene esercitata, la politica frena il libero dispiegarsi di istanze e diritti sociali, dall’autodeterminazione dei singoli alla scuola pubblica affrancata dalle confessioni, da un’economia cittadina libera da lobby a un’accoglienza vera e concreta delle diversità. Una capitale qual è Venezia – sotto gli occhi del mondo – ha il dovere di esprimere questa etica.

le proposte

La democrazia non può essere che laica e la sfera pubblica deve mantenersi separata da quella religiosa. Nessuno va escluso dal pubblico perché crede o non crede in qualche cosa e questioni di fede non devono influire sulle decisioni di chi amministra. L’Amministrazione Comunale tenga conto dei principi e delle credenze di tutti i cittadini e ognuno sia libero, nella legalità, di professare la sua fede o di non professarne alcuna.

Va elaborata una politica premiante per la scuola pubblica, di tutti e per tutti e che non scoraggi gli alunni difficili o diversi. La sussidiarietà non va usata come un grimaldello per smontare il servizio pubblico trasferendolo ad associazioni a finalità confessionali.

Il patrimonio storico artistico e culturale espresso dalle religioni, va tutelato e valorizzato, nell’interesse collettivo e non di parte, distinguendo manutenzione, gestione e messa in valore.

La vita pubblica sia liberata da ingerenze, ritualità, privilegi e ossequienze, sviluppando piuttosto politiche di apertura ai diritti civili e promuovendo anche il rispetto della laicità.

azioni

  • Nell’ambito di una generale collaborazione con la Guardia di Finanzia per i controllisulle strutture ricettive, verifica anche di quelle a gestione confessionale.
  • Verifica delle affittanze comunali per evitare pratiche o clausole contrattuali discriminatorie per chi professa religioni o non è credente;
  • Istituzione di una Consulta della laicità.
  • Azioni di supporto al testamento biologico (DAT).
  • Istituzione del registro delle coppie di fatto, a prescindere dal sesso dei contraenti.
  • Allestimento di sale per i commiati laici.

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scuola, università, cultura

la questione

Gli studenti, futuri cittadini, come risorsa.

Necessità di un progetto politico generale sulla scuola e l’Università, (Ca’ Foscari, IUAV, Conservatorio, Accademia). Lapolitica culturale di Venezia è organizzata in funzione del turismo e non nella prospettiva di coinvolgere i giovani nella vita cittadina. E l’università è considerata un corpo estraneo anziché un settore fondamentale e caratterizzante per la città.
I 29000 studenti universitari che studiano a Venezia non sono considerati come una risorsa per il futuro e come futuri cittadini di cui favorire la preparazione e l’insediamento. E’ necessario uno sforzo per radicare i giovani in una città attentaalle loro esigenze.
Gli studenti fuori sede spendono a Venezia ogni anno circa 30 milioni ma senza che ci sia una seria politica che li sottragga alla speculazione degli affittacamere in nero o dei convitti privati.
Il comune e l’università debbono dunque immaginare politiche e attivare pratiche coordinate di formazione professionale dei giovani coerenti con una cultura della città secondo le sue caratteristiche ed esigenze, in base a un progetto che consideri gli studenti come una ricchezza da valorizzare. Occorre un piano generale organico di accoglienza, di diritto allo studio, di residenzialità e una iniziativa ampia e coerente per gli start up. E occorre un’organica politica di luoghi per attività sportiva, ricreative e formative exrtrascolastiche.
Per la scuola: occorre un censimento urgente sullo stato dell’edilizia scolastica che preluda a un rapido adeguamento alle esigenze della sicurezza e che preveda una cura maggiore per quel che riguarda gli spazi, la loro sicurezza, e i servizi, oggi troppo spesso inadeguati. Questo deve essere collegato a una politica adeguata anche al tempo libero dei giovani e al loro coinvolgimento nella vita cittadina complessiva: attività culturali, biblioteche decentrate, gratuità dei trasporti, qualità delle mense scolastiche in collegamento con l’agricoltura a chilometro zero.

le proposte

E’ necessario procedere a una definizione di una politica per i giovani e a un coordinamento fra Università e amministrazione comunale che assuma l’attività universitaria come una risorsa fondamentale per la cultura, il lavoro e l’innovazione della città.
Questo implica anche da parte delle Università una maggiore e organica attenzione al territorio in cui è inserita, che preveda piani organici e non solo sporadici, di collaborazione.
Quello che è avvenuto sin qui mostra la mancanza di un disegno politico della città, che ha progressivamente rafforzato l’immagine di una città tutta pensata in funzione del turismo, come se questo fosse l’unico settore che creasse lavoro. Venezia deve recuperare il suo ruolo di città capitale culturale, con un’economia incentrata sulla conoscenza e sulla creatività.
Va dunque anche sollecitata la partecipazione e il ruolo propositivo degli studenti , dando spazio a loro azioni creative, curriculari ed extracurriculari , nella prospettiva di una cittadinanza attiva come avviene nelle città cosidette ‘creative’ (Berlino, Barcellona). Si deve mirare allo stimolo di competenze trasversali, ridisegnando il profilo culturale della città dal basso.
Gli studenti debbono essere accolti, in modo che si sentano cittadini in una più matura concezione della cittadinanza. Attualmente l’immagine che si deve superare è quella della ghettizzazione, che è anche alla base dei conflitti fra studenti e cittadini.
Gli studenti sono il prototipo dei futuri cittadini ma lo saranno solo con una politica di integrazione nel tessuto della città, con una collaborazione pianificata fra Università e città che miri anche a qualificare gli studenti secondo le necessità professionali future in una città che sia pensata come il luogo di nuove professionalità.
Gli studenti sono una risorsa: per questo vanno create condizioni ottimali di diritto allo studio e di residenzialità, che superino l’attuale speculazione di affittuari e che prevedano una integrazione degli studenti nella vita della città.
Per quanto riguarda la Scuola, dagli asili nido alle scuole superiori: innanzitutto si deve procedere a un censimento rigoroso dell’edilizia scolastica, non solo comunale e che riguardi tutto il territorio, con un’attenzione particolare alla sicurezza. Si deve inoltre prevedere una programmazione coordinata di luoghi di ritrovo e di svago, di cultura e di occupazione del tempo libero particolarmente dedicati ma bambini e giovani. Bisogna poi monitorare il problema delle mense e della qualità del cibo, dei trasporti per evitare il costo eccessivo per recarsi a scuola, dell’accesso gli spazi culturali alla creazione di biblioteche diffuse, ripensando a itinerari educativi che sottraggano i musei e le altre attività culturali alla eslusiva funzione di attrzione turistica.
Si debbono riprendere con vigore gli incubatori opggi abbandonati di giovani imprese con una stretta relazione con le esigenze e le potenzialità del territorio finanziati con fondi europei.

azioni

Coordinamento fra Università e Amministrazione comunale per una politica per i giovani.

Una coerente e organica politica di residenzialità e di diritto allo studio.

Coinvolgimento dei giovani in una attiva politica di cittadinanza.

Creazione di strumenti di formazione professionale che consideri gli studenti come futuri cittadini, favorendone il radicamento in città.

Ripensare i problemi della sicurezza e della qualità delle scuole.

Ripensare spazi e modi di una vita per bambini e giovani nel tempo extrascolastico.

Programmare gli enti culturali e i musei in funzione dei giovani.

Coinvolgere genitori e giovani nella programmazione di una politica per una città basata su un’economia della conoscenzae non dominata dal turismo selvaggio.

Infine tre 3 esempi:

  • Fare di Poveglia il luogo di incontro delle Università del Mediterraneo, recuperando il ruolo storico di Venezia come centro mediterraneo della cultura.
  • Evitare con una politica pubblica attenta che – come si è recentemente rischiato- di svendere il patrimonio edilizio di rilevanza storica di scuole e Università con un intervento di tutela dalla trasformazione in attività alberghiere e commerciali.
  • Prendere in considerazione i 5000 studenti universitari fuori sede, che spendono a Venezia ogni anno circa 30milioni ma che sono completamente abbandonati al mercato residenziale spesso in nero. Sono venuti a Venezia sognando una città accogliente e se ne andranno altrove delusi.

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sport in salute

la questione

Negli ultimi decenni, per esigenze di efficienza, la gestione degli impianti è stata affidata a società sportive vincolando in modo non sempre uniforme e coerente gli utilizzi pubblici ed intervenendo comunque per sostenere le manutenzioni e le spese delle utenze (per riscaldamento, energia elettrica e consumo d’acqua); è necessaria una ricognizione generale per aggiornare sulla base delle esperienze e delle esigenze di contenimento delle spese correnti i disciplinari d’uso, per verificare standard ed omologazioni ed assicurare le manutenzioni indispensabili. Il quadro delle risorse e delle criticità va inoltre completato con quello delle strutture scolastiche dei diversi gradi.

A fronte di una buona distribuzione territoriale degli impianti, mancano grandi impianti (piscina olimpica, stadio per calcio, fungibile anche per altre manifestazioni) che tuttavia devono trovare risposte, per rilevanza di costi e per bacino di utenza, a livello di città metropolitana.

Non sono state sviluppate abbastanza le politiche per la promozione sportiva di base, l’educazione alimentare e più in generale per una vita sana a tutte le età.

I contributi “straordinari” alle società sportive sono stati spesso il frutto di iniziative assessorili, anche mediate dalle partecipate del Comune, in mancanza di trasparenza e di condivisione da parte dell’intero mondo associativo.

Per le numerose iniziative sportive coorganizzate (dal Comune con diversi soggetti) è mancata una vera strategia e soprattutto il quadro completo degli oneri effettivi a carico pubblico e dei ritorni generali per la Città.

le proposte

L’obiettivo dev’essere la qualità della vita in generale, dei singoli e della comunità. Serve una riorganizzazione delle strutture comunali in modo da riunire in un centro di responsabilità le diverse competenze relative all’attività sportiva. Certamente serve un più stretto rapporto operativo tra uffici dello sport, dei lavori pubblici e del patrimonio, per garantire efficienza e tempistica per i lavori e le manutenzioni necessarie e per regolare i disciplinari d’uso, e pure con il settore sociale affinché anche lo sport sia strumento ordinario di integrazione sociale. Il settore della voga e delle tradizioni deve pure far parte integrante delle politiche sportive. Serve anche cooperazione con le istituzioni scolastiche per la promozione dell’educazione sportiva tra i giovani, della gestualità motoria di base (atletica leggera, ginnastica e nuoto in particolare per l’acquisizione di un buon sviluppo corporeo unito al benessere psicofisico).

I monitoraggi (dell’impiantistica, delle gestioni e delle diverse iniziative), la reale attivazione della Consulta dello Sport come luogo di comunicazione e confronto in trasparenza con tutte le realtà sportive, ed il rendiconto delle diverse attività, sono tutti strumenti fondamentali per regolare politiche e azioni, anche sulla base di un bilancio annuale dello sport.

azioni

  • aggiornamentodei disciplinari e dei regolamenti (per utilizzo degli impianti, contributi alle attività sportive, ecc.) in modo da standardizzare e semplificare ove possibile i procedimenti, considerando anche nelle valutazioni i costi direttamente sostenuti dall’Amministrazione comunale e i costi ombra che alcune manifestazioni comportano, per mancati introiti e esenzioni accordate (Cosap, affissioni, ecc.) e per maggiori servizi forniti (Veritas, Polizia Municipale, ecc.).
  • maggiore utilizzo di sponsorizzazioni adeguate in modo da ottenere risorse, sia per le gestioni correnti che per i grandi eventi sportivi.
  • sviluppo di offerte sportive anche per il settore turistico, a partire dalla valorizzazione, laddove possibile, degli impianti e del territorio, anche per recuperare risorse a sostegno delle attività sportive sociali stabili.
  • sviluppo di percorsi urbani non solo per sportivi, sia per dare spazi e sicurezza a chi pratica vari generi di movimento fisico all’aria aperta, sia per valorizzare il territorio, i centri, come le periferie.

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comunità sostenibile

la questione

I servizi sociali ed educativi, i servizi sono già in forte difficoltà a causa dalla mancanza di personale. I servizi educativi sono molto importati socialmente, per l’educazione dei cittadini di domani ed anche economicamente, perché aiutano i genitori a continuare nel loro lavoro. C’è bisogno di più asili nidi e scuole dell’infanzia che oggi non soddisfano la domanda totale costringendo i cittadini a rivolgersi al privato, ma i noti problemi di bilancio spingono piuttosto a tagli proprio sul settore dei servizi sociali ed educativi, già in difficoltà per carenza di personale. E i servizi sociali sono in questo momento, economicamente difficile, ancor più importanti essendo a volte l’unica risorsa per i soggetti più deboli e svantaggiati.

le proposte

Venezia deve tornare ad essere un esempio per gli altri comuni sul campo sociale ed educativo per la qualità dei servizi offerti ma anche come capacità di far quadrare i conti. Occorre recuperare le buone prassi e le eccellenze ridotte all’osso negli ultimi anni dai tagli. La gestione dei servizi comunali va ripensata anche in un’ottica di prevenzione del disagio e diaiuto alle famiglie in difficoltà supportandole affinché i figli crescano in un ambiente caldo ed accogliente.

Gli immigrati con i permesso di soggiorno usufruiscono dei servizi comunali semplicemente come gli altri cittadini ma è opportuno integrare alcune attenzioni che non richiedono particolari risorse aggiuntive: sostenere corsi di cultura e lingua italiana dando spazio alle diverse iniziative delle associazioni già in essere, promuovere lo sviluppo dei centri di comunità come pure le occasioni di loro apertura alla città e di reciproco scambio culturale; organizzare nelle scuole e nei consultori familiari gruppi d’incontro tra genitori immigrati e italiani, come sviluppo della conoscenza e cittadinanza responsabile a partire dai problemi comuni legati alla crescita dei figli. Per i richiedenti asilo può essere che per risolvere i singoli casi di emergenze, tendenti purtroppo a ripetersi, vadano ricercate, con le istituzioni statali preposte strutture stabili e interventi sistemici di accoglienza.

Una campagna di promozione verso i cittadini per destinare il 5 per mille della dichiarazione dei redditi al Comune di Venezia per interventi nel sociale (ben individuati e rendicontati).

azioni

Nei primi cento giorni: rilevazione dei servizi all’infanzia e della richiesta per tener conto della realtà dei mutati bisogni territoriali e analisi dei servizi sociali presenti come base della loro riorganizzazione territoriale.

Rilancio del lavoro di rete tra i servizi sanitari, educativi e sociali per lavorare sulla prevenzione dei disagi e non sull’emergenza.

Apertura di nuovi asili nido, come richiesto anche dal’Unione Europea, possibilmente utilizzando il patrimonio comunale esistente ed adattabile alla nuova destinazione.

Apertura di presidi nelle zone più svantaggiate, come ad esempio i quartieri di edilizia popolare degli anni ottanta, anche sviluppando circoli ricreativi e culturali per giovani, adulti ed anziani; la socialità di quartiere è la miglior tutela per la sicurezza.

Innalzamento dell’ISEE (indicatore di redito per poter accedere agli aiuti economici) con un contemporaneo aumento dei controlli incrociati su redditi, patrimoni e reali situazioni familiari (anche in collaborazione con la Guardia di Finanza) per fornire assistenza a chi ne ha davvero bisogno.

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