28 – 03 Il quadro delle prossime elezioni comunali di fine maggio sembra delineato: da una parte Felice Casson e dall’altra Luigi Brugnaro. O meglio, questa è la rappresentazione che i media offrono quotidianamente della politica veneziana. Che ne è allora delle tante iniziative che nei mesi scorsi hanno coinvolto in assemblee pubbliche, manifestazioni, incontri di studio, eccetera, tanti cittadini? Che ne è della voglia di affermare una diversa e migliore cultura di governo locale?
Il 4 giugno è ormai lontano; ricucita la ferita istituzionale dell’arresto dei Sindaco Orsoni: questo il messaggio tranquillizzante che da destra e da sinistra arriva agli elettori. Eppure, non è difficile rendersi conto che le cose stanno altrimenti; basta guardare agli effetti nefasti che la fine ingloriosa della Giunta Orsoni ha prodotto nella democrazia veneziana: una politica fatta oggi di tanti Don Abbondio che continuano a ripetere di non aver mai avuto responsabilità nei disastri cittadini e un Commissario prefettizio che lavora per conto terzi a finire il lavoro sporco prima che i “rappresentanti del popolo” tornino a Ca’ Farsetti. Buona parte della vecchia amministrazione è ancora su piazza, e si è equamente divisa tra i due possibili cavalli vincenti.
Il profilo di Felice Casson è senz’altro inattaccabile: onesto, competente, integro. Non lo stesso si può dire degli esponenti della sua coalizione: incompetenza, opportunismo e disonestà (quantomeno intellettuale) sono purtroppo attributi molto diffusi nell’attuale coalizione di centro-sinistra. Lo abbiamo detto a più riprese: se non dimostrerà sufficiente coraggio proprio in questa fase, definendo un programma chiaro e circondandosi di persone all’altezza della sfida di cambiamento di cui vi è bisogno, ebbene il possibile futuro sindaco Casson si ritroverà prigioniero di quel coacervo di interessi di bottega che sono ben radicati nei partiti e nelle liste che lo accompagnano.
Sull’altro fronte Luigi Brugnaro. Si ripete ancora una volta l’antico schema dell’Italia berlusconiana: quando non si sa che pesci pigliare, ecco che spunta il cosiddetto imprenditore di successo. Logica conseguenza: schiere di adulatori, opportunisti, gente che fiuta l’affare, si sono subito messi in moto per accaparrarsi un posto al sole (e tra questi – come poteva mancare? – l’intramontabile Ugo Bergamo).
Come tutti gli imprenditori di successo, il buon Brugnaro non può certo farsi mancare una dose minima di conflitti di interesse: dalla Misericordia ai Pili, per non parlare dei tanti interessi che lo legano agli amici di Confindustria (Enrico Marchi in testa). Ma quello che più deve preoccupare è come questo signore separerà domani, in caso di vittoria, i suoi estesi interessi privati da quelli pubblici. Un esempio per tutti: come gestirà il trasferimento del nuovo pacchetto di beni demaniali dallo Stato al Comune di Venezia? A guardare come Brugnaro si è comportato con l’Isola di Poveglia, non c’è certo da stare tranquilli.
Di fronte a questo quadro, la domanda è molto semplice: che spazio c’è e ci sarà per un’autentica partecipazione cittadina? Fatta la tara delle pseudo liste civiche, che come funghi in autunno spuntano inesorabili sia nella coalizione di centro-sinistra che in quella di Brugnaro, chi si farà davvero carico di tenere aperti spazi di partecipazione, di controllo sociale e di rendicontazione in questo quadro così tristemente ricostruito dalla vecchia politica?
Su questo occorre interrogarsi e cercare di reagire. C’è ancora tempo. I giochi non sono ancora chiusi. Sino al giorno delle elezioni, spetta ai cittadini decidere del loro futuro.