Ma quanto costa davvero la politica a Venezia?

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La stampa locale (Gazzettino e Corriere del Veneto) si occupa oggi (24 febbraio) di due notizie che rimandano l’una all’altra: le dichiarazioni dell’ex-assessore Maggioni sui finanziamenti illeciti della campagna elettorale di Orsoni nel 2010 e lo scontro tra i tre candidati alle primarie del centrosinistra sui massimali di spesa per la loro campagna.

Una prima considerazione è d’obbligo sullo stato confusionale (o almeno così viene riportato dalla stampa) delle dichiarazioni dell’Ex-Assessore della Giunta Orsoni: da un lato, dice che i soldi li ha presi direttamente l’allora candidato sindaco e, dall’altro, lo stesso Maggioni ammette che tutto questo era noto (anzi “se ne discuteva nelle riunioni di partito”). Era cioè prassi che il Consorzio Venezia Nuova finanziasse le campagne elettorali a destra, al centro e a sinistra.

Se la logica non è un’opinione, dovremmo tradurre queste dichiarazioni di Maggioni così: “Mazzacurati diede i soldi a Orsoni e indirettamente al PD per la campagna elettorale”. Proprio quanto ha sempre sostenuto Giorgio Orsoni. Ma mentre l’ex-sindaco è ormai fuori dai giochi politici, il PD e i suoi dirigenti di allora sono tutti o quasi ancora sulla scena.

Veniamo al secondo punto: il regolamento delle primarie del centrosinistra fissa in 10 mila euro il tetto massimo per le spese elettorali. Anche qui la logica (matematica) sembra non essere di casa. Se paghi una sede in centro a Mestre, se affitti a più riprese sale cinematografiche a Mestre e Venezia, se promuovi la tua pagina su Facebook, se ti avvali di servizi professionali di comunicazione, come fai – come ha dichiarato ieri il candidato Nicola Pellicani – a dire che: “sinora ho speso non più di mille euro”? Misteri dell’algebra o ipocrisia bell’e buona?

Qualcuno tra i candidati potrebbe sostenere che molte di queste spese non sono in denaro ma che si avvalgono di amici, collaboratori e altro ancora a titolo gratuito.

Come Venezia Cambia 2015 abbiamo più volte sostenuto (ed è scritto a chiare lettere nelle nostre 7 regole per una nuova politica cittadina), anche queste collaborazioni “liberali” devono essere dichiarate e giustificate, perché sappiamo come sono andate sinora le cose: “oggi lavoro gratis per te, caro candidato, e tu domani, con i denari pubblici, mi farai ritornare lautamente il mio investimento “liberale” attraverso consulenze, appalti e incarichi”. Insomma la solita vecchia e brutta storia di cui siamo davvero stanchi.

Per chi vuol fare sul serio e avere rispetto dei cittadini, è bene che anche su questo si volti finalmente pagina. Non a parole ma con i fatti.

Attendiamo segnali chiari – e spiegazioni – da tutte le forze politiche che si candidano alle elezioni comunali di maggio. Grazie.