Sanità e referendum costituzionale

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(di Giampietro Pizzo)

La Sanità nazionale dopo il Referendum costituzionale: cosa accadrà?

Art. 32 della Costituzione Italiana:
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”
Quale sarà l’effetto della riforma costituzionale sulla Sanità se vince il Sì?
Oltre ai tanti argomenti sollevati in merito alla nuova struttura del Parlamento, ai nuovi poteri del Governo, varrebbe la pena di capire meglio quali saranno gli effetti che le modifiche dell’art 117 (che definisce le competenze nazionali esclusive) produrranno sulla vita quotidiana dei cittadini.
La riforma costituzionale di Renzi fa infatti marcia indietro rispetto alla riforma del Titolo V del 2001 e toglie alle Regioni molte competenze concorrenti: tra queste «le disposizioni generali e comuni per la tutela della salute” che spetterebbero, se passa la riforma, solo allo Stato. “La tutela della salute” non sarebbe dunque più materia di legislazione concorrente.
Si tratta di un fatto positivo o negativo?
Dipende da quale sarà l’azione dello Stato centrale e del Governo in materia di “tutela della salute”
Per esempio: i livelli essenziali di assistenza (LEA) saranno calibrati più sulle Regioni virtuose o su quelle peggiori?
E’ noto a tutti il divario macroscopico che separa la qualità sanitaria lombarda o veneta da quella calabrese o siciliana. Oggi, i tagli delle risorse sono definiti a livello nazionale, ma l’efficienza e le risorse integrative per le prestazioni dipendendo dall’organizzazione regionale possono cambiare di molto l’effetto sui cittadini. E non è un caso che molti cittadini delle regioni meno efficienti scelgano di farsi curare in strutture ospedaliere del Centro-Nord.
Purtroppo c’è da temere che l’effetto di un ridotto peso dell’azione regionale possa finire col penalizzare di più le Regioni virtuose che le Regioni con prestazioni sanitarie disastrose.
Da tempo è in atto un tentativo di cancellare o ridurre sostanzialmente (attraverso tagli e livelli minimi di assistenza) un Sistema Sanitario Nazionale che è tra i migliori al mondo. L’assenza di un’azione autonoma delle Regioni potrebbe ridurre di molto il potere di resistenza a questa volontà politica, politica che ha caratterizzato sia i governi di centro-sinistra che di centro-destra.
L’effetto atteso di un Sì alla riforma non lascia dunque ben sperare per il futuro della Sanità italiana.

PS: va ricordato inoltre che le Regioni a Statuto speciale non sarebbero comunque soggette a questo nuovo ordinamento (a loro non si applica infatti il potere esclusivo dello Stato in alcune delle materie indicate dall’art.117 e tra queste la sanità). La conseguenza è che, ad esempio la Sicilia, nonostante una situazione molto allarmante in materia di servizi sanitari continuerebbe comunque a decidere in totale autonomia sulla spesa e sulla qualità dei servizi.